Come i Visconti e gli Sforza amavano lasciare spesso la città per cercare svago e riposo nelle loro ville di campagna, così la classe borghese si intratteneva volentieri con i villici nelle loro case di campagna prendendo parte alla loro feste.
La vita di campagna nelle lussuose dimore fuori porta, fra cui la cascina Mirabello, dell’aristocrazia milanese viene descritta da Matteo Bandello nelle sue novelle, dove riporta le allegre conversazioni dei suoi personaggi, le loro continue feste e i conviti allietati da frequenti calici di buon vino bianco. Le dimore suburbane milanesi erano circondate da vaste praterie, da riserve di caccia, da peschiere. Dal Lago Maggiore, dalla Val d’Ossola o dalla Valtellina si facevano arrivare lepri, caprioli, stambecchi, anatre, pernici e fagiani, o addirittura struzzi o pavoni da paesi più lontani, che venivano tenuti in recinti speciali. Così in primavera, i signori con le loro famiglie cominciavano la vita in villa.
Per la festa del 1° Maggio, in Lombardia vi era l’usanza di far divenire i villici cavalieri per fare gli onori di casa ai signori che arrivavano dalla città e in quell’occasione, offrivano alle loro donne i fiori appena sbocciati, simbolo della primavera e della gioia. Poi si facevano cavalcate, merende, cacce, dando sfoggio a nuove mode.
Qui di seguito riportiamo il testo in cui l’ambasciatore di casa d’Este a Milano, Giacomo Trotti, descrive la festa del 1° maggio 1492. Anche in Villa Mirabello sarà avvenuto qualcosa di simile a questa curiosa descrizione:
”Hogi, ch’è il primo de mazo, quisti Ill.mi S.ri con le Ill.me Duchesse sue consorte, con tutta la corte de homini et done, molto per tempo sono andati in campagna lontani preso tre miglia con li loro falconi a fare volare, et dapoi andessemo per maij con gran triumpho et con grandissima comitiva.
Le duchesse haveano conza la testa ala francese, videlicet con il corno in capo con li villi longhi de seda, li loro corni erano guarniti de bellissime perle tramezate con molte zoglie de diamantini, de robini, de smiraldi et altre dignissime prede che era una cosa molto sumptuosa et richa, ma le perle de la duchessa de Bari erano molto più gosse et belle de quelle della Duchessa di Milano.
Erano vestite tutte de tabi verde si de veste come de camore et maniche, et il simile la Ill.ma M.na Biancha, figlia delo Ill.mo S.re Ludovico senza differenzia alcuna. Erano a cavalo de chynede tutte bianche bellissime tutte guernite de raxo verde sì de fornimenti come de coperte. La mazore parte dele loro donzelle la quale etiam erano conze tute con gli corni ala franzese et con li villi de seda longhi fino in terra, ma senza zoglie. Tute quasi erano vestite de verde tra de dalmascho de rxo et de zendali verdi. Numero circha quaranta. Et pigliati li mazi con gran triumpho et festa se ne tornassemo a casa a desinare.”